Quando, alcuni giorni or sono, sostenuti dalle propizie congiuzioni cosmiche, emergemmo per un istante dal sonno della nostra coscienza per decidere di porre mano a questo scritto sul significato della comunicazione, fummo immediatamente attraversati da un’intuizione geniale: data la melma di scontatezza in cui si dibatte l’ambiente degli esperti di comunicazione, la misura di quanto intelligenti sarebbero state le nostre conclusioni poteva esser data unicamente dalla perdita di credibilità professionale che, come conseguenza delle nostre parole, saremmo stati in grado di ottenere all’interno di quell’ambiente.
Questa certezza ci condusse direttamente al quesito fondamentale: cosa era meglio fare ai fini di procedere più speditamente nell’opera di demolizione della nostra credibilità di fronte all’ ‘esperto medio di comunicazione’? Ci venne subito in mente una prima strada: potevamo leggere una decina di dotti trattati in materia di scienza della comunicazione e psicologia della comunicazione sociale, quindi fondere quegli onanismi preconfezionati con banalità provenienti da noi stessi e dare il tutto alle stampe. Quest’opera ci avrebbe reso più orgogliosi del nostro patrimonio genetico e avrebbe inoltre fatto compiere alle menti degli esperti della comunicazione che l’avessero letta un ulteriore passo avanti verso la conquista dello zen del ragionamento idiotico cui indefessamente tendono.
L’esperienza ci mostra però che chi intraprende questa strada non solo non intacca minimamente la propria credibilità (la demolizione della quale, ricordiamo, rappresentava il nostro scopo) all’interno degli ambienti accademici, ma viene bensì acclamato dai colleghi e ritenuto un ‘esperto al di sopra della media degli esperti’.
Cos’è la comunicazione
Ogni uomo, così come ogni animale, pianta od oggetto emette intorno a sé delle vibrazioni che formano il suo campo energetico. La frequenza di ogni campo energetico assume un valore che è unico in tutto l’universo, e questo valore rappresenta numericamente la qualità unica di quell’essere, la qualità che egli è venuto a esprimere nella materia, in altre parole: il significato stesso della sua esistenza. La vibrazione che emettiamo ci distingue da ogni altro essere ed esprime tutto ciò che noi siamo: l’apertura di coscienza, il grado evolutivo, la capacità di essere creativi, la qualità delle nostre emozioni, la forza di volontà, l’attitudine a influenzare chi ci sta intorno e molto altro ancora.
La comunicazione è una trasmissione di energia che avviene fra due soggetti, nella quale entrambi svolgono il ruolo di emittenti e riceventi. Questa comunicazione si verifica attraverso i campi vibratori che circondano ognuno di noi, il che significa che stiamo parlando di un fenomeno energetico inconscio, che sfugge al nostro controllo. Le immagini, le parole e gli odori che di norma percepiamo rappresentano unicamente le forme ‘esteriori e tangibili’ della comunicazione, il suo involucro esterno, ma non la comunicazione stessa, la quale avviene sempre a un livello vibratorio sottile e inconscio.
Dal momento che l’energia che noi emaniamo nell’ambiente per mezzo del nostro campo vibratorio esprime semplicemente ciò che noi siamo – il nostro significato – ne risulta che noi in ogni istante della nostra vita comunichiamo inconsciamente all’ambiente circostante ciò che siamo. Noi, volenti o nolenti, comunichiamo noi stessi agli altri per il fatto stesso che esistiamo. ‘Noi stessi’ è l’informazione che immettiamo nell’ambiente indipendentemente dalla nostra volontà.
Le parole che diciamo, le espressioni che assumiamo, i gesti che facciamo, lo stile con cui ci vestiamo, l’arte o il lavoro che produciamo non fanno altro che esprimere in maniera più grossolana, e quindi tangibile ai sensi, la nostra sottile vibrazione personale. Quando queste impressioni esteriori e tangibili colpiscono i sensi del nostro interlocutore la comunicazione è in realtà già avvenuta, le nostre energie inconsce hanno già detto all’inconscio di chi ci sta di fronte chi siamo. L’incontro fra due esseri è sempre un incontro di sensazioni inconsce, di vibrazioni sottili, e ciò che ne risulta sul piano più grossolano, visibile ai sensi, può essere un amore, un’amicizia, una collaborazione, una truffa, una prevaricazione, un litigio.
Noi non possiamo controllare la comunicazione, l’atto del comunicare, il quale avviene per il fatto stesso che esistiamo, ma possiamo controllare l’informazione, cioè la qualità vibratoria che comunichiamo, il significato di ciò che emaniamo. Se tutto ciò che possiamo comunicare al mondo siamo noi stessi, questo implica che se vogliamo gestire l’informazione che diamo al mondo dobbiamo imparare a gestire noi stessi, la nostra qualità vibratoria, e saremo così capaci di gestire la qualità di ciò che creiamo e seminiamo intorno a noi.
Precisiamo che non si sta qui trattando di sterile teoria, ma di esperienza da noi acquisita ‘sul campo’, e l’unico campo su cui abbiamo la capacità di lavorare è il nostro stesso essere: compiendo un lavoro su se stesso è possibile all’uomo elevare il suo stato di coscienza, cambiare la sua qualità vibratoria e divenire un canale sempre più perfetto del Bello e dell’Amore per le cose.
L’informazione che passa attraverso di lui, che egli è e che perciò trasmette all’esterno, può possedere una frequenza vibratoria molto bassa, e questo implica banalità, massificazione, pensiero omologato e poco lucido ed emozioni volgari, oppure una frequenza decisamente più veloce, e questo significa creatività, originalità, ironia sottile, attitudine a lavorare in gruppo, emozioni elevate.
Comunicazione uno-molti
Immaginiamo che un artista dipinga i ‘Girasoli’ di Van Gogh facendone una copia assolutamente identica in ogni più piccolo particolare, oppure immaginiamo che un fotografo scatti una foto identica a una scattata da Avedon; dove è la differenza fra le opere originali e le copie? Nella qualità, nel significato, nella velocità della vibrazione energetica. La differenza appartiene al mondo dell’invisibilità. Il quadro o la foto sono espressioni materiali della qualità interiore degli artisti che li hanno prodotti.
Ma facciamo ancora un passo avanti in questa nuova dimensione di pensiero e vediamo come stanno veramente le cose: a guardar bene, le opere d’arte non vengono realmente prodotte dall’artista, esse sono intuizioni che esistono in una ‘dimensione animica sottile’ (si ricordi il mondo delle idee di Platone, la cui insanità mentale mai fu dimostrata!), qui vivono come pura vibrazione, come qualità, in uno stato ancora privo di ogni forma, e vengono attratte nella materia da quell’artista la cui vibrazione personale entra in risonanza con una di esse.
Il vero artista non inventa mai nulla, ma si predispone energeticamente a ricevere qualcosa da un piano più elevato per dargli poi una forma materiale, e l’elevatezza di ciò che riuscirà a catturare è proporzionata all’elevatezza della sua stessa qualità vibratoria. L’artista è un ponte fra il cielo e la terra, e la natura delle informazioni che attraversano questo ponte è proporzionata alla qualità più o meno elevata del ponte stesso.
L’uomo ottuso che scatta la stessa foto di Avedon non avrà colto dal piano animico la stessa intuizione che era stato capace di cogliere Avedon, e scatterà una foto ottusa, sebbene esteriormente identica all’altra. L’informazione sottile contenuta in quella foto sarà di una vibrazione molto più lenta rispetto all’originale, e all’inconscio del pubblico arriverà allora un’energia diversa, più scadente, meno nutriente. Forse nessuno tra i fruitori dell’opera si accorgerà della differenza, ma resta il fatto che le loro coscienze si nutriranno inconsciamente di una vibrazione lenta, la quale, al contrario delle vibrazioni emesse dalle opere originali, abbasserà la loro frequenza energetica anzichè elevarla.
Allo stesso modo un politico che ripete le parole di Gandhi o di Gesù non sta certo diffondendo nell’ambiente la loro medesima vibrazione, ma solo la vibrazione di cui lui è capace, la quale causerà un effetto vibratorio diverso sulle coscienze di chi ascolta.
Responsabilità. Da quanto detto prende origine il discorso sulla responsabilità cui è chiamato chi si occupa della comunicazione uno-molti. Il politico, il sacerdote, lo scienziato, l’uomo di spettacolo, l’artista e il progettista di siti web hanno infatti tutti l’opportunità di emanare la propria vibrazione verso migliaia o milioni di persone. Ma perchè l’argomento ‘responsabilità’ possa essere compreso al meglio è d’obbligo fare un accenno circa lo scopo dell’incarnazione umana sul pianeta Terra, e nel fare ciò non attingeremo certo dal pensiero di illustri ‘esperti’, né tantomeno ci atterremo a una nostra personale e sonnolenta teoria, ma esporremo ciò che può esser veduto da chiunque si prenda il disturbo di lavorare con tenacia su di sé al fine di aprire la propria coscienza alla dimensione del reale, fuori dall’illusione comune.
Lo scopo dell’uomo, e di tutto ciò che esiste, è evolvere. Evolvere significa vibrare con una frequenza sempre più veloce ed essere costituiti di materia sempre più sottile, sempre meno densa. Il rettile ha una frequenza più lenta della scimmia, la quale ha una frequenza più lenta dell’uomo. Il ghiaccio evolve in acqua e questa evolve in vapore. I pensieri più sottili, con un’elevata frequenza vibratoria, sono quelli più creativi, originali e astratti, mentre i pensieri più densi, con una frequenza più lenta, sono quelli più scontati, volgari, massificati.
L’evoluzione degli esseri avviene in ogni caso, indipendentemente dalla loro volontà cosciente, ma un uomo, a un certo punto della sua vita, può decidere di contribuire attivamente all’evoluzione del pianeta lavorando su se stesso al fine di accelerare coscientemente la propria evoluzione. Ogni uomo non è qui per “farsi i fatti suoi” bensì per due scopi precisi: contribuire all’evoluzione della Vita stessa e accelerare la sua personale evoluzione: due facce della stessa medaglia.
Per fare ciò egli deve mirare a innalzare la sua qualità vibratoria e quella di coloro con cui entra in contatto e lo può fare solo nella misura in cui le sue attività quotidiane cominciano a essere intrise della Bellezza proveniente da una dimensione superiore, la dimensione animica dove risiedono le intuizioni più elevate.
La parte più evoluta dell’uomo è la sua anima (frequenze elevatissime), quindi egli evolve nella misura in cui riesce a portare il proprio livello di coscienza dalla personalità (la mente razionale) all’anima. L’evoluzione dell’uomo consiste nella sua sempre più sviluppata capacità di aprirsi alle sottili intuizioni provenienti dall’anima. L’anima risiede infatti su un’altra dimensione, un piano di coscienza più sottile (detto ‘animico’) dove lievitano tutte le intuizioni: dalle fulminee soluzioni ai nostri problemi lavorativi o sentimentali di tutti i giorni, alle grandi innovazioni artistiche, scientifiche, spirituali o politiche che possono influenzare milioni di persone.
Nell’anima abitano tutte le qualità più elevate cui un uomo può avere accesso: l’Amore incondizionato, la creatività, la genialità, l’originalità, l’efficacia nell’azione, la passione per le cose, la perseveranza, la capacità collaborativa, e molto altro. Sta a noi decidere quanto in alto ci vogliamo spingere per afferrare intuizioni e qualità sempre più sottili.
Ma allora quale è il fine della comunicazione, e come si può inquadrare il concetto di responsabilità nella comunicazione uno-molti? La nostra conclusione, risultante da una visione diretta della realtà e non da uno sterile pensiero filosofico, afferma che in un contesto evolutivo – l’unico nel quale è lecito muoversi – lo scopo della comunicazione è trasmettere informazioni provenienti dal piano animico, utili a favorire l’apertura della coscienza degli uomini verso una nuova dimensione della realtà. In altre parole: emanare vibrazioni che innalzino le vibrazioni degli altri uomini avvicinandoli un pò di più alla loro anima e alle capacità creative che risiedono in essa.
L’assunzione di responsabilità cui è chiamato chi ha l’opportunità di comunicare a molti concerne il compiere una scelta di fondo prima di dare inizio a un qualsiasi lavoro: “Voglio lavorare unicamente per la mia soddisfazione personale e per il mio guadagno, o voglio lavorare per innalzare la coscienza dell’umanità verso un altro piano portando la Bellezza in tutto ciò che faccio?”. Chi comunica a molti, che ne sia cosciente o meno, è continuamente chiamato a compiere questa scelta prima di iniziare una qualunque opera di creazione, sia essa un quadro, il progetto di un’auto o l’architettura di un portale web.
L’architetto dell’informazione sul web
L’architetto dell’informazione, colui che gestisce la qualità che un prodotto web deve esprimere, deve essere un uomo con una buona attitudine ad aprire la propria coscienza al Bello: un artista. Si faccia però bene attenzione a non confondere il Bello con la bellezza estetica, in quanto un portale che esprime il Bello, che esprime cioè intuizioni canalizzate dal piano animico, è un portale usabile, efficace nel raggiungere il suo scopo (vendere piuttosto che facilitare la ricerca di documenti) e inoltre, esteticamente gradevole.
La bellezza estetica è solo un sottoprodotto della Bellezza, la quale concerne invece l’intero significato del portale, ciò che esso è venuto a esprimere nel mondo. La Bellezza si esprime in una sottile ARMONIA DELLE PARTI che potrebbe non essere mai percepita consapevolmente dai sensi, ma che tuttavia compie un’importante opera nutritiva a livello inconscio.
Un codice in Java può essere Bello, la pianificazione economica di un’azienda può essere Bella, il progetto di un database può essere Bello, la loro Bellezza è data dalla loro qualità interiore, dalla vibrazione che emanano, non dall’aspetto quantitativo esteriore, il quale spesso non lascia trasparire nulla della ricchezza che è contenuta sul piano invisibile.
La figura dell’artista è completamente slegata dall’attività che egli svolge esternamente: un economista, un imprenditore, un programmatore, uno psicologo, un grafico, un politico possono essere veri artisti oppure semplici tecnici, ciò dipende da quante intuizioni riescono a far precipitare nel loro lavoro, e non certo dal tipo di lavoro che svolgono.
Prima di varcare il punto di non ritorno di tale argomento ci sentiamo in dovere di avvisare il lettore più sprovveduto – magari l’esperto di sociologia capitato fra queste pagine per uno scherzo del fato mentre navigava inseguendo la parola chiave ‘sexperversion’ – che quanto si affermerà nelle prossime righe costituisce uno psicoreato punibile di fronte al tribunale della Chiesa degli Umili Devoti della Santa Mente Razionale, e chiunque fosse intenzionato a proseguire la lettura lo fa assumendosi ogni responsabilità circa le conseguenze psichiche che gliene potrebbero derivare.
Le opere vivono. Un sito o un portale, sono esseri vivi. Il moto artistico è sempre un creare, un far nascere un essere vivente. Creare significa mettere al mondo, portare in manifestazione qualcosa che esiste già di per sé. Quando una madre crea un bambino non lo tira fuori dal nulla, sta solo permettendo a un’anima che esiste già su un altro piano di entrare in manifestazione. In altre parole l’arte più profonda è l’arte che non è terrestre, che non consiste in una elaborazione della materia che già si trova sul pianeta, ma che arriva sulla Terra da ‘altrove’.
Ogni opera è viva e ha una sua coscienza. Chi oserebbe affermare che la Guernica non sia viva? E il David? E uno fra i “Concerti brandeburghesi” di Bach? E il Colosseo è forse morto? Ogni opera è dotata di vita che vibra influenzando l’ambiente intorno a sé. Quando affermiamo che una creazione è “viva” non lo si sta dicendo in maniera astratta o metaforica, ma nel senso più vero del termine: un’opera è viva come siamo vivi noi. E ciò che viene detto non è frutto di speculazioni filosofico-artistiche, ma conseguenza di una visione diretta. Non diciamo ciò che pensiamo, ma ciò che vediamo.
Un personaggio dei fumetti non è forse vivo? Ha una sua storia, un suo carattere, un percorso evolutivo. Egli incide vibratoriamente su tutti coloro che leggono le sue storie. E non è forse semplice distinguere la qualità vibratoria di un fumetto pornografico da quella di un Dylan Dog? Ricordiamoci che i fumetti, i cartoni animati, o un sito internet non sono creazioni dell’artista, ma esseri che hanno usato l’attitudine intuitiva dell’artista per entrare in manifestazione; lo hanno usato come ponte. Idee precipitate. Non succede che il fumettista influenzi una o più generazioni attraverso un suo personaggio, ma che un personaggio precipiti sulla Terra allo scopo di lanciare un messaggio a una o più generazioni attraverso il suo artista.
Aki Ross, protagonista di “Final fantasy” di Hironobu Sakaguchi (film dal potere risvegliante), non è forse scesa da un piano più sottile per vivere nella materia? E Lara Croft? E Shrek? Lo stesso dicasi per ogni opera di ogni campo: sono anime, vibrazioni sottili che, quando giunge il loro tempo, assumono una forma più grossolana ed entrano in incarnazione per uno scopo. La “Statua della libertà” di New York non è una coscienza venuta a esprimere una qualità, esattamente come tutti noi? Qualcuno nutre ancora dei dubbi sul fatto che il Discobolo, quando il suo corpo attuale si disintegrerà, prenderà un corpo umano per continuare la sua evoluzione iniziata migliaia di anni fa? Tutte le statue, tutte le opere un giorno ‘parleranno’.
Elevare le vibrazioni. L’architetto dell’informazione che si appresta a dare una forma ai contenuti di un sito deve avere ben chiara in mente la sua intenzione di portare qualcosa di Bello nella materia affinchè tutti possano fruirne e in tal modo nutrirsi di vibrazioni elevate. Egli deve comprendere che tale Bellezza contribuirà a innalzare il livello di coscienza dell’utente, il quale a sua volta diverrà sempre più sensibile a nuova Bellezza e sempre più vicino alle intuizioni della propria anima. Nutrendosi del Bello egli stesso comincerà a produrre cose più Belle nella sua attività quotidiana.
Le caratteristiche di ARMONIA DELLE PARTI e di FUNZIONALITA’ di un sito possono venire trascurate dalla mente conscia del visitatore e talora passare inosservate, tuttavia esse lasceranno sempre un’impronta dentro di lui, ed egli, per quanto non se ne renda conto, una volta lasciato il sito sarà un uomo un po’ cambiato rispetto a prima, esattamente come accade per lo spettatore di un film o il pubblico di una mostra. Diceva Winston Churchill che noi, progettandoli, diamo forma ai nostri edifici, ma in seguito sono essi a modellare noi; in effetti la loro architettura influenza inconsciamente, giorno per giorno, sia chi vi abita sia chi cammina per la strada e ne è circondato. Un sito è un edificio, in molti casi una città o un intero mondo, e questo mondo ha il potere di elevare o abbassare chi lo attraversa.
Navigando in alcuni siti, qualora si possegga una buona sensibilità alle vibrazioni inconsce, si può percepire una disarmonia di fondo, un attrito fra le parti, una resistenza che contrasta la fluidità della nostra ricerca. Apparentemente il sito è navigabile e svolge bene la sua funzione, ma interiormente lascia la sensazione, inavvertita dalla maggioranza, che ‘potrebbe scivolare via meglio’. Chi ha strutturato i contenuti di questi siti evidentemente ha utilizzato poco il pensiero lucido, ordinato e ricco di intuizioni animiche che caratterizza chi possiede una coscienza più aperta a ciò che proviene dall’alto, e si è invece limitato a riciclare pensieri che si trovano già sul piano terrestre.
E’ cosa nota: c’è chi nasce già artista ed è per sua natura più vicino alla dimensione dell’anima piuttosto che a quella della personalità; ma ricordiamo che ogni uomo è in incarnazione per compiere un percorso evolutivo, sia il celebre pittore che l’operaio di linea vivono per avvicinarsi sempre di più alla coscienza animica. Ognuno di noi arriva nella materia con un certo numero di talenti (come dice la nota parabola del Vangelo) ed è qui per moltiplicarli, per affinare le sue qualità e per acquisirne di nuove, per diventare un po’ più artista rispetto a quando è arrivato.
Qualunque sia il grado da cui partiamo, possiamo scegliere in qualsiasi momento di prendere in mano la nostra crescita iniziando a lavorare attivamente su noi stessi per migliorarci e divenire in tal modo canali sempre più perfetti dell’Amore e del Bello. Qualunque sia il grado da cui partiamo, possiamo svolgere egregiamente i compiti per cui siamo venuti: lavorare per l’evoluzione planetaria e al contempo lavorare per la nostra crescita interiore.